Addio al "processo di pace"

New York (14 marzo) - Nessuno se n’è a quanto pare accorto, ma il governo di Bibi Netanyahu ha sferrato il suo colpo gobbo: da un giorno all’altro ha fatto sparire per sempre il miraggio di uno stato palestinese da creare al di qua del Giordano accanto al territorio dello stato israeliano. Lo ha fatto con due semplici annunci dati di persona da Netanyahu. Il primo tre giorni fa durante un’ispezione sulla riva del fiume; il secondo a Gerusalemme, inserito abilmente ieri in un discorso di denuncia dell’assassinio di una famiglia di coloni illegali ebrei nella zona d’occupazione.

“Su questa riva – ha detto il premier israeliano nel giro lungo il Giordano che ricorda la visita di Sharon sul colle di Gerusalemme – si istallerà un cordone difensivo dei nostri soldati.” Questo è stato il suo primo annuncio. Il secondo è che la campagna edilizia di appropriazione della zona occupata da parte dei coloni riprenderà adesso senza più remore di alcun tipo. “Loro sparano (per modo di dire; le vittime in quest’ultimo episodio di terrorismo erano state accoltellate) e noi costruiamo.”

Adesso, pensare che riprenderà il cosiddetto processo di pace – sono parole che nessuno usa più, per sazietà - non è più soltanto un’illusione, è una sciocchezza. Si profila invece una visione ben diversa, quella di un territorio accerchiato da un latomediante un insediamento miltare permanente, dall’altro dagli insediamenti edilizi in avanzata. Mutatis mutandis quella che si profila è una seconda Gaza, solo più grande, un vasto campo di concentramento i cui guardiani saranno i kapò ebrei, i quali saranno in possesso di tutto e potranno aprire e chiudere secondo la loro volontà i bocchettoni di approvvigionamento della zona: acqua, viveri, tutto.

Magari questo campo verrà chiamato uno “stato economico,” termine inventato dallo stesso Netanyhau giorni addietro per adombrare questa nuova creazione politica, di una società che vive solo di economia, o magari di elemosina mascherata da economia.

Un episodio parlante si è verificato intanto mentre il mondo teneva gli occhi girati da altre parti, fossero esse il subbuglio nella regione araba o il finimondo in Giappone. Il Mossad ha rapito e messo in stato di isolamento un esperto palestinese di forniture di energia, che a Gaza stava cercando di installare un tramite di forniture energetiche in provenienza dall’Egitto da mettere accanto a quelle provenienti da Israele. Così delle forniture egiziane non si farà niente. Il bantustan di Gaza rimane in tutto e per tutto dipendente dipendente dalla volontà dei padroni ebrei, per l’energia come per qualsiasi altro aspetto del suo fabbisogno.