Le "elezioni di medio termine"

(3 novembre) Uno come me convinto che tutti i vasti guai della situazione interna americana derivino non dalla politica interna, ma dalla politica estera, non ha trovato motivi d’interesse nelle cosiddette “elezioni di medio termine” americane, perchè di politica estera in tali elezioni non se ne è parlato affatto. Questo è uno straordinario fenomeno, direi un fenomeno senza precedenti, e il più importante aspetto di tali elezioni, anche se nessuno se ne è accorto.

Eppure, sono le guerre, cioè la politica estera, che hanno condotto l’America nel casino in cui si trova. Però nessuno ne ha parlato nei grandi dibattiti a destra e a sinistra e nemmeno tra gli uomini e le donne “nuove” portati alla ribalta dalla grande ventata di qualunquismo, il "tea party", che a detta di tutti sarebbe stata la grande novità. Invece la vera grande novità è stato il mutismo di cui sopra. Ma che cosa è successo?

Ciò che è successo è abbastanza chiaro. Le cause del disinteresse per la rovinosa politica estera americana – quella che Obama ha cercato finora sinceramente di correggere, ma senza risultati – sono essenzialmente due. Non so quale delle due sia la maggiore o se esse abbiano operato di conserva. Comunque sono queste: da una parte, il fatto che l’America è divisa oggi in due Americhe, una grande, che delle due guerre in corso – effetto, causa e sostanza della politica estera del Paese – si infischia in maniera totale, perchè tanto non sono i suoi figli che le combattono, sono i figli e le famiglie dei militari volontari che fanno parte di questa separata, piccola America, che si può senza conseguenze, almeno finora, ignorare. Dunque inutile parlarne o discuterne.

L’altra ragione è nell vitale interesse della grande maggioranza del mondo politico, che è sotto il meticoloso e capillare controllo delle grandi “lobby” israelo-americane di cui la più grande, l’AIPAC, segue e o incoraggia o finanzia o silura uno ad uno la quasi totalità dei membri del Congresso, di tenere del tutto segreti gli argomenti chiave della politica estera. Perchè? Ma perchè se se ne parlasse, si scoprirebbero gli altarini del perchè l’America abbia dovuto sostenere finora gli interessi del governo estremista d’Israele anzichè gli interessi propri, gettandosi in Medio Oriente nella situazione catastrofica in cui si trova da quasi dieci anni senza una via d’uscita; e magari il grande pubblico, allora, incomincerebbe a protestare. Dunque non parlarne, non discuterne, nè tra i competitori politici, nè sui giornali, nè sulla televisione o sulla radio o altrove con l’eccezione delle parti dell’internet ancora troppo sofisticate per la massa; e non perchè il farlo sarebbe inutile, ma perchè sarebbe politicamente suicida.

Chi scrive, d’altra parta, ha preferito tenersi totalmente fuori da queste sinistre “elezioni”. Anche perchè, al loro termine, le cose sono rimaste sostanzialmente come prima, anzi ancora un po’ peggiorate per la freddezza dimostrata dal pubblico verso l’unica entità che aveva promesso un cambiamento, Barack Obama. Dunque non è strano che in questa rubrica delle "elezioni di medio termine" non si sia quasi parlato.