58 spettri per Berlusconi e il papa

(3 novembre) I fantasmi dei 58 fedeli cattolici – uomini, donne e bambini – fatti in brani due giorni fa da una bomba nella chiesa di Nostra Signora della Redenzione al centro di Bagdad hanno da ringraziare in modo speciale un gruppetto di esseri viventi tra i quali spiccano, per macabra ironia, due personaggi del Paese almeno nominalmente più cattolico del mondo, il Papa e il primo ministro Berlusconi.

Il primo, definito la settimana scorsa ”irrilevante” da uno dei più anziani, acuti e famosi commentatori cattolici americani, Garry Wills, continua ad assistere melenso e impotente alla tragedia che sta devastando il suo mondo, che è poi anche il nostro, con effetti ancora più dirompenti di quelli creati dalla pedofilia clericale. Il secondo che, quando ancora era possibile costringere il demenziale presidente americano Bush il Giovane a recedere dalla sua politica di criminale aggressione contro l’Iran, gli si è invece servilmente affiancato nel precipitare tutta la civiltà occidentale nel presente vortice infernale; nè accenna minimamente a ricredersi.

Si deve, in Italia, ad uomini come Benedetto XVI e Silvio Berlusconi, se la ‘Jihad’ o diciamo pure la vendetta islamica sta cancellando a tutta velocità non solo in Iraq ma in tutto il medio oriente da Gerusalemme al Libano e dalla Somalia al Pakistan, la presenza delle comunità cristiane. In una sola generazione i due personaggi hanno fatto per la gloria di Maometto molto di più di quanto il Grande Saracino e tutti i suoi predecessori e successori fossero riusciti a fare in tutto Medio Evo.

Nel solo Iraq, almeno mezzo milione di cattolici, per lo più di rito siriano, sul milione circa che erano prima del 2003 sono stati costretti a fuggire all’estero, e quelli che rimangono disperano per il futuro. “Nessuno ha una qualsiasi soluzione per noi,” ha detto disperato Rudi Khalid, un credente di sedici anni sfuggito al massacro dell’altro ieri. “Del nostro destino nessuno vuole parlare.” In Libano, da una posizione di assoluta preminenza i cattolici sono caduti in una posizione di tremante inferiorità. Non parliamo di Gerusalemme e di quello che adesso i fondamentalisti vogliono sia chiamato ufficialmente lo “Stato Ebraico,” dove i cristiani, una presenza dominante attraverso i secoli e fino a ieri, perlomeno nella versione greco-ortodossa, non rappresentano più una forza politica di un qualunque peso.

Berlusconi a cui, un tempo, si erano affidate in Italia le fievoli speranze del centro liberale italiano, nonostante qualche iniziale successo è oggi sull’orlo di una estromissione ignominiosa per le puzze che lo investono dalle strade di Napoli, ma nessuna macchia escrementizia lo coprirà più incancellabilmente di quella provocata dalla politica estera peconoresca e idiota da lui incominciata nel 2003 con la partecipazione italiana all’occupazione dell’Iraq.

Francia e Germania si erano opposte alla criminale iniziativa di Bush e dei suoi consiglieri israelo-americani “neo-con”, comprendendo bene come il disastroso attentato ai grattacieli di New York, che ne era all’origine, fosse stato anche una reazione alla vile complicità dei governi americani nella politica d’Israele, di sterminio e asservimento del popolo palestinese. Se l’Italia, invece di fare causa comune con Bush si fosse allineata con Francia e Germania, forse Washington avrebbe fatto marcia indietro e non saremmo tutti scivolati in un abisso. Il nostro governo, per quanto di forza e livello internazionalmente quasi insignificanti, aveva un' occasione, forse, di salvare la nostra civiltà, e l’ha perduta. (In un’altra nota, “I barboncini di Bush” del 12 settembre – vedi archivio – ho ricordato i miei disperati quanto inutili sforzi fatti a suo tempo per ottenere un’evoluzione diversa dei fatti.)

Intanto il governo italiano continua ad immischiarsi nelle inani guerre che ci consumano da quasi dieci anni, e a perdere ogni occasione per dimostrare una propria indipendenza e cercare di rimettersi in una posizione di obbiettività rispetto all’orribile scontro con l’Islam.

Ogni anno il nostro ministero degli esteri si premura di significare al governo estremista di Israele l’ossequio dell’Italia, dando istruzione alle rappresentanze consolari italiane perchè celebrino il rito della pubblica lettura dei nomi delle vittime dell’Olocausto, senza alcun accenno, naturalmente, alle altre vittime, quelle fatte da Israele in flagrante violazione della legge internazionale nei territori che occupa in Palestina. Ogni anno alla delegazione diplomatica italiana a New York il mellifluo ministro degli esteri italiano viene ad incontrarsi con gli esponenti delle potenti associazioni israelo-americane che sostengono il governo d’Israele qualunque cosa esso faccia, ignorando che ne esistono anche altre, degli ebrei americani che lottano per un accordo con il mondo islamico e cercano di riportare l’America e il mondo occidentale verso una politica di giustizia e di pacifica coesistenza.

Non è, quella italiana, politica estera, ma solo vigliaccheria; vediamo se l'abbia capito almeno l'opposizione da cui dovrebbe uscire l'eventuale nuovo governo italiano.