In caduta libera

(28 settembre) Le forze oscure (così le ha chiamate qualche tempo fa l’ex presidente Carter) che stanno conducendo l’America dall’essere, come si diceva qui, “the city on the hill,” una città di speranza e di luce, all’essere, lasciatemi dire, una città della merda premono implacabilmente. Adesso è la volta dei soldati mercenari drogati che in Afganistan ammazzano per gusto e fanno collezione di teste, di dita, di altri brani di civili morti, nonchè di fotografie necrofiliache ancora più orrende delle foto di disgraziati trascinati nudi sul pavimento delle prigioni dell’Iraq da soldatesse impazzite. Sì, è vero, perlomeno questi dementi sono apparsi e appaiono davanti alle corti di giustizia americane. Ma davanti a quali corti appaiono i responsabili di queste guerre che non accennano a finire, di queste guerre condotte a distanza con le armi vigliacche degli apparecchi senza pilota, che per un vero nemico trucidano cinquanta innocenti?

Altre novità: la guerra portata da questi apparecchi, adesso, in Pakistan – il terzo paese arabo in cui l’America sta sprofondando, e dietro al quale aspettano in fila altri paesi musulmani come lo Yemen, la Somalia – è che il numero delle incursioni dirette nella regione del Waziristan settentrionale da piloti invulnerabili seduti in tutta pace negli uffici della CIA vicino a Washington, stanno aumentando ogni giorno. Altre stragi vengono perpetrate da elicotteri che fanno base in Afganistan. Forse è vero che il generale Petraeus riuscirà tra un anno a ritirare le truppe americane dall’Afganistan, al prezzo, probabilmente, di restituire al Taliban il controllo del paese. Ma mi pare difficile che potranno uscire in buone condizioni dal Pakistan, dove la vera guerra è già avviata.

In Iraq, l’organizzazione associata con il capo del terrorismo arabo Bin Laden, “Al Qaeda in Mesopotamia,” che era stata data per scomparsa e vinta, ha improvvisamente rialzato la testa ora che gli Americani hanno fatto le prime mosse per abbandonare il paese, e ha cominciato a fare stragi in diverse province. “Come abbia potuto operare questo capovolgimento è un mistero,” scrive l’inviato del New York Times. I missili dei ribelli, per quanto non molto precisi, già cadono in quantità sulla "zona verde" fortificata di Bagdad che ospita il governo e i comandi americani, e potrebbe non essere non lontano il giorno in cui questi dovranno evacuare il Paese aggrappati agli elicotteri, come avvenne in Vietnam.

Di fronte a questo sfascio generale l’esile Obama appare impotente. Il negoziato che egli si è impegnato, con coraggio date le ricadute contro di lui sul piano interno, a spingere avanti per spegnere il conflitto che brucia da cinquant’anni tra gli israeliani e i palestinesi, e che è all’origine di tutto, è in situazione di stallo. “Noi non comprendiamo come l’America possa continuare a dirsi contro l’allargamento dell’occupazione del territorio arabo da parte dei coloni ebrei, ma poi non faccia nulla per mettervi fine; non comprendiamo perchè l’America sia incapace di fermarli", ha detto timidamente il negoziatore palestinese. L’ex presidente Carter, l’unico che si sia dedicato allo studio delle “forze oscure,” potrebbe dargli una spiegazione.