I topi e il bastimento Obama

(24 settembre)Se, come pare, Rahm Emanuel, “chief of staff” (capo di gabinetto) della Casa Bianca, lascerà tra pochi giorni l’incarico, il “quartetto” che ha messo in opera la politica economica del presidente Obama sarà andato completamente in pezzi. Altri due membri eminenti del “quartetto”, il direttore del bilancio Peter Orszag e il capo dei consiglieri economici Lawrence Summers, si sono dimessi nei giorni scorsi; resta solamente Timothy Geithner, segretario del tesoro.

La perdita più grave per Obama è Emanuel, un manovratore politico di prima classe anche al di fuori dell’ambito economico e l’uomo che aveva accesso alla “oval room” in qualsiasi momento. Ma Emanuel aveva anche un’altra qualità: di religione ebraica, la sua presenza accanto a Obama era ritenuta e apertamente citata dagli ambienti israelo-americani come una garanzia che il presidente non si sarebbe mai azzardato ad abbandonare la linea categoricamente pro-Israele che ha caratterizzato le precedenti amministrazioni americane.

Se Emanuel lascia veramente tra breve – il motivo è di proporre la sua candidatura come sindaco di Chicago – lo schiaffo a Obama è tanto più bruciante in quanto Obama stesso, accennando tre settimane fa in un’intervista alla radio a una possibile partenza del suo capo di gabinetto, aveva detto di non ritenere comunque che questo potesse avvenire prima delle cruciali prossime elezioni nazionali di medio termine, che sono a novembre.

Sulle ragioni del triplice esodo si fanno in questi giorni le più svariate ipotesi, che sarebbe troppo lungo riportare. Vorrei soltanto aggiungerne una che nessuno fa: tutti i partenti sono ebrei. Geithner, che rimane, non lo è (è un ex episcopale non praticante). Dunque il venir meno della garanzia che gli israelo-americani trovavano nella presenza di Emanuel alla Casa Bianca è ancor più accentuato dalla partenza degli altri due. D’altra parte, Obama ha in questi giorni ripetutamente espresso la volontà di spingere al massimo per la conclusione della pace tra Israele e i Palestinesi, esercitando una pressione che il governo di destra di Israele non trova gradita. C’è allora un nesso tra l’irrigidimento di Obama verso Israele e l’abbandono di Obama da parte dei suoi consiglieri israeliti nel momento più delicato della sua carriera, la fine della prima metà del mandato e la lotta già in corso per il controllo del Congresso nella seconda parte?