Cinesi a Prato e a New York

(13 settembre) Il dramma di Prato che si sta trasformando in città cinese è arrivato sul New York Times. Il giornale gli dà un grandissimo risalto, l’articolo incomincia in prima pagina e prosegue all’interno su una pagina intera, con foto e carte geografiche. Il tono è desolato, la corrispondente, Rachel Donadio, riferisce gli aspetti più squallidi dell’immigrazione cinese legale e illegale, il cozzo quasi inimmaginabile con l’ambiente della vecchia città toscana, le previsioni apocalittiche come quella offerta dal direttore delle attività culturali della provincia di Prato Edoardo Nesi: “Questo potrebbe diventare il futuro di tutta l’Italia.”

Gli americani sono diventati estremamente sensibili al problema dell’immigrazione illegale di massa, perchè è un problema anche loro, in dimensioni anche più vaste, soprattutto per le correnti provenienti dal Messico e dai paesi sudamericani, ma anche dalla Cina. A New York e in altre città americane ci sono vaste Chinatown che sono qui da generazioni, ma adesso i vecchi immigranti chiamano amici e parenti che arrivano come turisti e poi rimangono come clandestini. Molti, come in Italia, sono aiutati da mafie internazionali che li provvedono di carte false. Chi adesso passa per certe parti di Brooklyn o Queens, due dei cinque quartieri di New York, sente parlare solo cinese o russo. Se interpelli questa gente in inglese non sa rispondere e scappa. Non c’é dubbio che siano in massima parte clandestini.

Il flusso degli illegali cinesi è una delle molte serie ragioni di attrito tra Washington e Beijing. I riflessi economici disastrosi per l’America in termini di concorrenza commerciale sleale e sottrazione di posti di lavoro, nell’attuale deprimente situazione economica, sono ovvi, ma forse il contrasto più grave è quello che deriva dalla deliberata politica del governo cinese di tenere artificialmente basso il valore della moneta nazionale, per sussidiare segretamente le esportazioni e aumentare il divario con il disavanzo commerciale degli Stati Uniti. Washington potrebbe rispondere con ritorsioni doganali ma trema all’idea che la Cina si vendichi arrestando gli acquisti di buoni del tesoro USA che finora hanno consentito di tenere a galla l’economia americana nonostante gli immensi deficit generati dalle guerre di George W. Bush.

Per Prato e l’Italia il New York Times non ha soluzioni da suggerire. Evidentemente l’Italia non ha da temere le ritorsioni monetarie cinesi, però ha forse da temerne altre di natura più sanguinosa, data la parte che la mafia cinese e quella italiana, nonchè i trafficanti internazionali di droga e di vittime umane, hanno notoriamente nel fenomeno dell’ immigrazione illegale.