Protofascisti all'assalto in America

(15 settembre) La rivolta nazionale di stampo razzista che ribolle in America dall’epoca dell’insediamento di un negro alla Casa Bianca è scoppiata oggi in occasione delle elezioni primarie per il rinnovo parziale del congresso e dei seggi dei governatori degli Stati Uniti. Una frotta di ignoti, proiettata sul palcoscenico nazionale dal movimento qualunquista e anarchico di destra del “Tea Party” che si oppone a Obama ha conquistato diverse candidature importanti in vista delle elezioni vere e proprie che si terranno tra meno di due mesi, e il panorama politico americano è d’un tratto trasformato. E’ in gioco la democrazia, e ciò che accadrà, sul medio e lungo termine, è per ora soltanto un penoso interrogativo.

Tipico della banda di insorti improvvisamente sulla scena è il multimilionario italo-americano Carl P. Paladino, un totale inesperto di politica che ha conquistato a nome del partito repubblicano nientedimeno che la candidatura a governatore dello stato di New York. Paladino ha tenuto nella campagna elettorale tenuta a sue spese una serie di discorsi aggressivi e sconclusionati contro l’establishment democratico che da tempo controlla l’assemblea statale e il governatorato nella capitale statale di Albany. Il tono minaccioso dei suoi sproloqui è indicato dallo slogan “arriverò ad Albany con un manganello in mano” lanciato al megafono (più precisamente Paladino ha parlato di “una mazza da baseball,” che è l’arma classica del farabutto americano, ma dato il tono la mia traduzione mi sembra giusta.)

Se Paladino avesse anche chiamato l’assemblea di Albany “aula sorda e grigia” avrebbe anche resuscitato in maniera perfetta il fantasma mussoliniano, ma lui questo probabilmente lo ignora, perchè l’ignoranza, non meno della rozzezza e della sicumera, sono caratteristiche essenziali di molti beceri del “Tea Party”. Basti dire che l’idolo del movimento, e sua leader nazionale non dichiarata, è l’ex nemica di Obama ed ex candidata semianalfabeta alla vice-presidenza Sarah Palin, la quale credeva che l’Africa fosse una nazione e aveva creato la
parola “rifudiare”(“refudiate”) in luogo di rifuggire o ripudiare.

Se Paladino diventerà effettivamente, tra due mesi, governatore di New York è naturalmente da vedere, perchè deve ancora battersi, a novembre, contro il candidato del partito democratico che è l' abbastanza popolare Andrew Cuomo (figlio del vecchio governatore Mario). Tuttavia la vittoria di Paladino nelle primarie repubblicane, con una fortissima maggioranza che nessuno aveva previsto, indica la forza e la pericolosità dell’ intero movimento protofascista anti-Obama. (La presenza di Obama stesso alla Casa Bianca non è naturalmente in questione in queste elezioni per il congresso e i governatorati, ma lo sarà tra poco più di due anni; la candidata alla presidenza, allora, potrà benissimo essere Sarah Palin in persona, a meno che non voglia cedere il campo al suo mentore di due anni fa, il candidato repubblicano alla presidenza John McCain, che è un’altra delle star del “Tea Party.”)

Il “Tea Party,” o “festino del tè” per un richiamo storico alla lite fiscale con gli inglesi e la distruzione delle balle di tè nel porto di Boston che segnarono l’inizio della rivoluzione americana nel 1773, è un movimento emerso intorno alla metà del 2009 per protesta contro gli interventi di stimolo all’economia disposti da Obama. Dal movimento il presidente nero viene accusato di occupare abusivamente la Casa Bianca, di criptocomunismo e spesso addirittura paragonato a Stalin e Hitler. E’ un’accozzaglia di libertari, membri del vecchio movimento evangelico che mandò alla Casa Bianca G. W. Bush, difensori della libertà di portare armi, anarchici di sinistra e soprattutto di destra, crociati anti-tasse, mistici e oppositori di ogni intervento di governo; ha un solo comune denominatore, l’odio per Obama. Alcuni dei suoi motivi polemici sono legittimi, ma quello che domina sono la reazione razzista e l’ignoranza. Nella maggioranza è diffusa la convinzione che Obama non sia americano e sia nascostamente mussulmano.

Quale sarà il peso effettivo del “Tea Party” nelle elezioni parziali di novembre, in cui per il partito democratico di Obama sono previste comunque grosse perdite dovute soprattutto alla crisi economica e alle guerre, non è possibile sapere; da una parte il movimento, che è diffuso in grandissima maggioranza nelle file repubblicane, rafforzerà i candidati repubblicani; dall’altra, per il suo ovvio estremismo e protofascismo, potrà dividerli.

E’ quanto avvenne nel 1964, quando la candidatura alla presidenza del carismatico repubblicano moderato Barry Goldwater, detto “Mr. Conservative,” fu compromessa dall’esistenza della libertaria, razzista e fanatica “John Birch Society;” l’avversione di molti repubblicani per questo movimento di frangia divise il partito e facilitò la riconferma del democratico Lyndon Johnson alla Casa Bianca. Però la storia non si ripete mai in modo proprio uguale due volte.

Questi stessi discorsi valgono anche, per ora, per quanto riguarda la riconferma di Obama nel 2012.

Ma quello che soprattutto colpisce è come un movimento così primitivo e grossolano
come il "Tea Party" abbia potuto affermarsi tanto prepotentemente negli Stati Uniti. Sembra un altro sintomo del generale degrado, soprattutto intellettuale, di questo grande Paese, incominciato con le guerre mediorientali di G. W. Bush. Churchill disse che “Dio aiuta gli ubriachi, i bambini e gli Americani,” e parecchie volte nella storia l’America ha avuto di questi profondi rovesci, che poi la sua poderosa democrazia ha sempre capovolto. L’elezione di Obama era stato proprio uno di questi trionfi della democrazia. Ma stavolta quello che sembra veramente a rischio non è solo il quadro politico, ma l’anima del Paese.